Le migrazioni virtuali


Bene, è finito un periodo, ma non lo dico io lo dice Msn che oggi ho (ri)scoperto ha cancellato il mio blog. Foto, pensierini, commenti da amici, puf, volatilizzati!...e devo dire che mi fa piacere scoprirlo. In fondo era da un po' di tempo che volevo eliminare tutte quelle personali informazioni sedimentate in un remoto luogo della rete, inaccessibili ai più e da me quasi dimenticate.
Avevo letto della migrazione di Windows Live Spaces, ma avevo completamente rimosso la considerazione delle conseguenze dai miei processi in coda...
Ed ecco che effettivamente tra esseri umani che si descrivono adottando immagini dell'area virtuale e spazi virtuali che causano migrazioni di pensieri umani, mi sovvien della volatilità che accomuna esseri umani e informazioni via rete...e devo dire meno male.
Il 16 marzo 2010 due anni di esperienze della mia gioventù sono state cancellate...:) Fa sorridere come appaia drammatica la frase! La verità è che anche se non avessi scritto nulla, non avrei "ritenuto", come si dice in gergo psicologico, molti contenuti di quelli espressi in quel blog. Eppure, ci avevo "registrato" un anno di vita in Spagna, foto e viaggi di due anni...la vita a Zaragoza, i viaggi a Teruel, Pamplona, Sallent sui Pirenei, Saint Tropez, Valencia, Barcellona, Madrid e molte altre città...
Nulla di grave comunque. Ciò che c'era da ritenere ha già sedimentato e fruttato, ma soprattutto ciò che c'era da escludere da occhi sconosciuti è stato cancellato irrimediabilmente.
In un'epoca di transizione dal reale al virtuale di massa i fatti personali, come si sa, sono stati svenduti nel nome di una facile ed illusoria notorietà. Ancora oggi accade e per molto accadrà. Solo successivamente il peso, il significato e il "ciclo vitale" dei contenuti informativi della rete sono stati ridimensionati e resi facilmente traducibili per la maggior parte degli utenti della rete. Comunque è interessante notare che, come accade per gruppi di persone, le informazioni migrino in "movimenti" in cui le storie di vita dei singoli si perdono e solo la massa fa storia. Vuol dire che anche in un'epoca come la nostra, in cui ogni singolo avvenimento terrestre (e non!) può essere registrato, il singolo, come persona, rimane fuori dalle grandi cronologie della storia umana.
La migrazione è davvero un fenomeno universale che riguarda tutte le epoche storiche e tutti i componenti vivi dei 5 regni naturali (piante, animali, funghi, monere e protisti...inclusi i virus alieni!), nondimeno gli spazi virtuali.
Ci sono poi le migrazioni delle macchine virtuali, ben altra cosa, di cui so poco al momento, ma il cui significato è più vicino alla clonazione che a spostamenti di una raccolta di dati. Inoltre ci sono migrazioni a quanto ho capito temporanee (poichè virtuali e non fisiche) a server virtuali. Ad un livello più semplice, anche un "trasferimento di file" rappresenta una clonazione poichè dal momento in cui un file viene scaricato esso ha una vita indipendente rispetto alla sua fonte originaria, ma è da essa che è stato generato. Certo, ad un livello speculativo si potrebbe continuare per delle ore... Sta di fatto che le migrazioni virtuali o cybernetiche potrebbero essere un interessante argomento di approfondimento, specie se al tema si accostano esempi di tecnologie e procedure informatiche.
Simpatico che googleando "virtual migrations" ho trovato un libro pubblicato proprio ieri su questi temi. Il contenuto del testo è così riassunto:
"Workers in India program software applications, transcribe medical dictation online, chase credit card debtors, and sell mobile phones, diet pills, and mortgages for companies based in other countries around the world. While their skills and labor migrate abroad, these workers remain Indian citizens, living and working in India. A. Aneesh calls this phenomenon “virtual migration,” and in this groundbreaking study he examines the emerging “transnational virtual space” where labor and vast quantities of code and data cross national boundaries, but the workers themselves do not. Through an analysis of the work of computer programmers in India working for the American software industry, Aneesh argues that the programming code connecting globally dispersed workers through data servers and computer screens is the key organizing structure behind the growing phenomenon of virtual migration. This “rule of code,” he contends, is a crucial and underexplored aspect of globalization."

No comments: